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commissione, tenendosi appoggiati sui moschetti. Portavano il loro enorme
cappello. I due che mi tenevano mi spinsero nel gruppo che aspettava.
Guardai quello che gli ufficiali stavano interrogando, era il piccolo tenente
colonnello grasso e grigio di capelli che avevo visto trascinar fuori dalla
colonna. I giudici avevano tutto lo zelo e la compostezza, il classico
sangue freddo di chi può uccidere senza rischio.
- La vostra brigata? - domandarono.
Disse qual era.
- Reggimento? -
Disse anche questo.
- Perchè non siete col reggimento? -
Lo spiegò.
- Non sapete che un ufficiale deve restare coi suoi uomini? -
Lo sapeva.
Fu tutto. Un altro ufficiale prese la parola.
- Siete voi, voi e i vostri simili che permettete ai barbari di calpestare il
suolo della patria! -
- Chiedo scusa... - incominciò il tenente colonnello.
- E' per dei tradimenti come il vostro che abbiamo perduto i frutti della
vittoria! -
- Avete mai preso parte a una ritirata? - domando il tenente colonnello.
- L'Italia non dovrebbe mai ritirarsi! -
In piedi, sotto la pioggia, ascoltavamo queste parole, ci trovavamo di
fronte agli ufficiali e il prigioniero stava davanti a noi, un po' di fianco.
- Se volete fucilarmi - disse il tenente colonnello, - fucilatemi subito.
Ma senza altre domande, vi prego. Queste domande sono idiote. -
Si fece il segno della croce. Gli ufficiali parlottarono un poco. Poi uno
scrisse qualche parola su un pezzo di carta.
- Abbandono di comando, condannato alla fucilazione - disse.
Due carabinieri spinsero via il tenente colonnello e lo portarono verso la
riva. Si allontanò sotto la pioggia, vecchio, a capo scoperto, fra i due
carabinieri. Non vidi l'esecuzione ma udii gli spari. Ne interrogarono un
altro, ancora un ufficiale che si era trovato diviso dai suoi uomini. Non gli
permisero di spiegarsi. Alla lettura della sentenza si mise a piangere e
piangeva mentre lo portavano via. Si sentirono gli spari che stavano
interrogando già il terzo. Fingevano di esser intenti nell'interrogatorio
mentre avveniva l'esecuzione, così era chiaro che non potevano ripensarci.
Ero incerto se aspettare il mio turno o tentare subito la fuga. Per loro ero
un tedesco in uniforme italiana, vedevo come funzionava il loro cervello
dato che ne avessero uno. Erano dei giovani ufficiali e pensavano di
salvare il paese. Bisognava ricostituire la Seconda Armata al di là del
Tagliamento: fucilavano tutti gli ufficiali superiori che trovavano senza i
loro uomini, e sbrigavano pure, in maniera sommaria, gli agitatori
tedeschi in uniforme italiana. Portavano l'elmetto. Solo due tra noi
avevano l'elmetto. Anche qualche carabiniere l'aveva. Gli altri carabinieri
portavano il cappello enorme che chiamavamo aeroplano .
Ci tenevano in piedi sotto la pioggia e ad uno ad uno ci avrebbero tolti dal
gruppo, interrogati e fucilati. I giudici avevano quel bell'attaccamento,
quella devozione rigida alla giustizia che è familiare a chi dispensa
impunemente la morte. Ora stavano interrogando un grosso colonnello di
fanteria. Altri tre ufficiali si erano appena aggiunti a noi.
- Dov'era il suo reggimento? - gli domandavano.
Diedi un'occhiata ai carabinieri. Si occupavano dei nuovi arrivati o
guardavano il colonnello. Mi chinai, mi buttai fra due del gruppo e corsi a
testa bassa verso il fiume. Sulla riva più che tuffarmi inciampai e caddi
nell'acqua. Era freddissima. Rimasi sotto più che mi fu possibile, sentivo
che la corrente mi faceva girare e restai sott'acqua finchè non ebbi timore
di non saper più risalire, venni su per un attimo, respirai e tornai sotto. Con
tutti quei vestiti e con gli stivali non era difficile stare sott'acqua. Quando
uscii la seconda volta vidi che una trave galleggiava davanti a me: la
raggiunsi e mi aggrappai. Tenevo la testa riparata contro la trave e non
l'alzavo neppure per guardare. Non avevo nessuna voglia di guardare a
riva. Mi avevano tirato mentre correvo e quando ero venuto a galla la
prima volta, avevo sentito i colpi che ero già quasi fuori con la testa.
Adesso non sparavano più. La trave scendeva girando nella corrente, mi
tenevo con una mano.
Poi guardai verso riva. Pareva scivolar via molto in fretta. Il fiume
trascinava una grande quantità di rottami. L'acqua era freddissima.
Sfiorammo i cespugli di un isolotto. Mi tenevo aggrappato con tutt'e due le
mani, adesso, e mi lasciavo trascinare, non c'era più riva.
30.
Quando la corrente è veloce non si riesce a calcolare il tempo che passa.
Pare chissà quanto e magari è pochissimo. L'acqua era gelida e profonda
sotto i rottami strappati dalla piena. Era una fortuna avere un così buon
sostegno, mi lasciavo trascinare dall'acqua ghiaccia, il mento appoggiato
alla trave, aggrappato come meglio potevo con le due mani. Avevo paura
dei crampi e speravo ci si avvicinasse a riva. Il fiume descriveva una
grande ansa. Faceva già abbastanza chiaro per distinguere gli alberi lungo
la sponda. Si avvicinava un isolotto coperto di cespugli e la corrente
deviava verso terra, pensavo se non sarebbe stato meglio sbarazzarmi di
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