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non dico del peccato, ma com elle
dal giovane pigliar furon volute;
e Mensola con suoi casi e bugie
fe creder lor ch anch ella si fuggie.
Letteratura italiana Einaudi 116
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
375
Così più ogni giorno assicurata
Mensola s era, da poi ch ella vede
che dalle sue compagne era onorata
sì come mai, e ch ognuna si crede
che com elle non sia contaminata,
e ch alle sue bugie si dava fede,
e perché, ancor, a Diana credea
il peccato celar che fatto avea.
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Né però Amor l avea tratto del petto
Africo, ch ella non si ricordasse
del nome suo e del preso diletto,
e che tacitamente nol chiamasse
quand avea  l tempo, ed alcun sospiretto
assai sovente per lui non gittasse;
sì come innamorata e paurosa,
tenea la fiamma dentro al cor nascosa.
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E come far solea, già cominciava
con le compagne sue, col dardo in mano,
a gir cacciando, e quand ella arrivava
dove Africo la prese, di lontano
quel luogo rimirando, sospirava,
dicendo infra se stessa molto piano:
«O Africo mio, quanta gioia avesti
già in quel luogo, quando mi prendesti!
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Or non so io più che di te si sia,
ma credo ben che stai in gran tormento
Letteratura italiana Einaudi 117
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
per me; ma non è già la colpa mia:
paura è che mi toglie ogni ardimento».
Così dicendo, volentier vorria
Africo suo aver fatto contento,
ove credesse che giammai saputo
da Diana o da ninfa fosse suto.
[E sendo già i tre mesi passati,
il corpo a Mensola cominciò a ingrossare;
ella si cominciò a maravigliare,
non sappiendo dello  mpregnar gli aguati.]
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Vivendo adunque Mensola in tal vita,
innamorata e suggetta a temenza,
alquanto nel bel viso impalidita
era venuta, per quella semenza
che nel suo ventre già era fiorita;
passò tre mesi sanz aver credenza
di partorir giammai o far figliuolo,
com ella fece poscia con gran duolo.
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Ma faccendo suo corso la natura,
in capo di tre mesi incomincioe
a manifesto far la creatura
che dentro al ventre suo s ingeneroe;
per la qual cosa, a ciò ponendo cura,
Mensola forte si maraviglioe,
veggendosi ingrossare il corpo e fianchi,
e di gravezza pieni e fatti stanchi.
Letteratura italiana Einaudi 118
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
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Di questo si facea gran maraviglia
Mensola, la cagion non conoscendo,
come colei che mai figliuol né figlia
non avea avuto, ma fra sé dicendo:
«Saria, questo, difetto, che mi piglia
sì la persona, ch ognor va crescendo,
ed ogni giorno vengo più pesante,
e fatta tutta svogliata e cascante?».
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Una ninfa abitava in quella piaggia,
un mezzo miglio a Mensola vicina,
a una spelonca profonda e selvaggia,
la qual, maestra d ogni medicina,
sopra dell altre ell era la più saggia,
e ben sapea di ciascuna dottrina;
e di cent anni e più ell era vecchia,
e chiamata era ninfa Sinedecchia.
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Mensola puramente n andò a questa,
e disse:  O madre nostra, il tuo consiglio
m è di bisogno  e poi le manifesta
il caso suo e ciascun suo periglio;
Sinedecchia, con la crollante testa,
rispose tosto con turbato piglio:
 Figliuola mia, tu hai con uom peccato,
e non puoi più tener questo celato. 
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Mensola nel bel viso venne rossa,
udendo tai parole, per vergogna,
Letteratura italiana Einaudi 119
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
e non veggendo che negarlo possa,
con gli occhi bassi timida trasogna,
volendosi mostrar di questo grossa;
ma poi, veggendo che non le bisogna
celar a lei che tutto conoscea,
sanza guatarla, o risponder, piangea.
385
Sinedecchia, veggendo il suo lamento,
e la vergogna e la sua puritade,
avvisò che di suo consentimento
non fosse questo, né sua volontade,
ma fosse stato con isforzamento;
perché alquanto gliene venne pietade,
e per volerla un poco confortare,
in questo modo cominciò a parlare:
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 Figliuola mia, questo peccato è tale,
che nol potrai celar lungamente;
e come ch abbi fatto pur gran male,
non vo però che tanto fieramente
tu ti sconforti, ch omai poco vale,
se tu te n uccidessi veramente;
ma veniamo a rimedi, e dimmi come
e chi ti tolse di castità il pome. 
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Niente a questo Mensola risponde,
ma, per vergogna, in grembo il capo pose
a Sinedecchia, e  l bel viso nasconde,
udendo rammentarsi cota cose;
e gli occhi suoi parean fatti due gronde
Letteratura italiana Einaudi 120
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
che fosson d acqua molto doviziose,
tanto forte piangea e dirottamente,
sanza parlar o risponder niente.
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Ma Sinedecchia pur le disse tanto,
con sue parole, ch ella confessoe,
con boce rotta e con singhiozzi e pianto,
sì come un giovinetto la  ngannoe,
ed in che modo è  l fatto tutto quanto,
e come ultimamente la sforzoe;
e poi a pianger cominciò più forte
per la vergogna, chiamando la morte.
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La vecchia ninfa, quando questo intese,
come per sottil modo fu ingannata
e quanti lacci quel giovane tese,
pietà le venne della sventurata;
poi con parole alquanto la riprese
del fallo suo, perch un altra fiata,
sotto cotal fidanza, non peccasse,
e perché più  ngannar non si lasciasse.
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Poi tanto seppe dire e confortarla,
ch ella la fe di piangere restare,
promettendole di sempre ma atarla
come figliuola, in ciò che potrà fare;
poi, d ogni cosa volendo avvisarla,
in questo modo cominciò a parlare:
 Figliuola mia, quel ch io ti dico intendi,
e fa che bene ogni cosa comprendi.
Letteratura italiana Einaudi 121
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
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Quando compiuti i nove mesi arai,
dal giorno che peccasti cominciando,
una creatura tu partorirai;
allor la dea Lucina tu chiamando,
il suo aiuto l addomanderai,
e la pietosa tel darà; e poi, quando
nato sarà, quel che fia noi  l vedremo,
e ben ad ogni cosa provedremo.
392
E tu di questo non ti dar pensiero:
lascialo a me, ch i ho ben già pensato
dentro dal cor ciò che farà mestiero,
e ciò che far dovrò quando fia nato;
ma fa che tu fuor di questo sentiero
non vadi  n questo mezzo, che  l peccato
non sia palese a quelle che nol sanno,
che tornar ti potrebbe in troppo danno.
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Ma sola ti starai alla caverna,
e panni porta larghi quanto puoi,
sanza cintura, che non si discerna
il corpo grande pe peccati tuoi;
e quivi pianamente ti governa,
dandoti pace, sì come far suoi,
e spesso vieni a me, ed io ti dirò
ciò che far tu dovrai intorno a ciò. 
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Queste parole dieron gran conforto
alla fanciulla, e disse:  Madre mia,
Letteratura italiana Einaudi 122
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
poi che condotta sono a questo porto
pel mio peccato e per la mia follia,
perch io conosco molto chiaro e scorto
che  l vostro aiuto molto buon mi fia,
a voi mi raccomando e al vostro aiuto,
poi ch ogn altro consiglio i ho perduto. 
395
 Or te ne va ,  Sinedecchia rispose
ch i t atterrò ben ciò ch io t ho promesso,
e non ti dar pensier di queste cose:
tien pur celato il peccato commesso. 
Mensola, con le guance lagrimose,
disse:  I  l farò  e pel cammin più presso
si mise, e ritornò alta sua stanza
alquanto confortata da speranza.
396
Quivi si stava pensosa e dolente
sanza gir mai, come soleva, attorno,
e per compagno tenea nella mente
Africo sempre col suo viso adorno;
e perché sempre continovamente
il corpo suo più crescea ogni giorno, [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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