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mondo in riguardo all assenso inorganico.2
Provatevi a guardar le cose che non vedete, e vedrete:
linee linee, corpi corpi, colori colori; cosa sono, non lo
saprete poiché già non l avrete visto e l occhio per sé
non lo sa, la lente non lo sa. Ma l occhio sa quello che sa
solo in quanto vostro occhio. Mettetevi, ad esempio, a
guardar oggettivamente la faccia dell amico nella quale
ora vedete «una bocca turpe e un espressione che non
va» e provatevi a ritrovar la nobiltà del naso e della fron-
te, che prima amavate troverete linee e angoli e curve e
prominenze d una data forma, ma delle quali non sapre-
te dir niente; la parola nobile detta di nasi e di fronti si
farà per voi vuota d ogni significato: il naso e la fronte
dalla linea nobile vi saranno indifferenti e incomprensi-
bili.
Oppure ad esempio una punta: noi tutti sappiamo
che la punta punge: ma invano vorrei ridur questo mio
sapere a un esperienza oggettiva: l occhio vedrebbe una
forma puntiva conficcarsi in una mano e goccie di san-
gue sortirne e la mano sentirebbe una spiacevole im-
pressione, ma io non saprei che la punta punge, poiché
1
Forse per significar questo dissolversi, questo perder la solidità,
questo «versarsi» della persona, i latini dicevano liquida voluptas.
2
L organo è organo solo in ciò che è òrgano dell organismo.
Letteratura italiana Einaudi 94
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
l occhio non ha da esser il mio occhio, la mano la mia
mano, s io pur voglia esser oggettivo; e la contempora-
neità delle due esperienze per l osservatore oggettivo
deve esser un caso, che egli ben si guardi dal costituire a
regola appena dopo ripetute energiche esperienze egli
potrebbe azzardare l ipotesi che forse le due cose do-
vrebbero avere un certo a legarne di causa .
M accadde di veder dei bambini divertirsi ( molto
filosoficamente ) con dei cartoni dipinti a figure rosse
e azzurre sovrapposte. Guardandoli con vetri rossi e az-
zurri, che a volta [a volta] eliminavano le figure dello
stesso colore, essi s ingegnavano a riprodurre disegnan-
do le altre così ricavate.
Ma uno se ne stava in disparte e dispettosamente git-
tati i vetri colorati s affaccendava a copiare con tenace
cura linea per linea il groviglio delle figure sovrapposte.
Ecco, pensai, questo sarà uno scienziato che già ora
il suo gioco sacrifica all oggettività, e guarda e copia
quello che egli non ha visto, quello che non ha senso per
lui.
Infatti gli scienziati nelle loro esperienze la cecità de-
gli occhi, la sordità delle orecchie, l ottusità d ogni loro
senso esperimentano. Invano ha ammonito Parmenide:
Mhdû s' ôqo$ pol: peiron «dÿn kat"! tønde bißsqw
nwm"n ©skopon Ê%mma kaã æcøessan
¶kou¬n kaã glÒssan.
A rendere più intensa questa ottusa vita autonoma dei
sensi la scienza moltiplica la loro potenza con ingegnosi
apparati. Ma questa intensificazione non è che la ripe-
tizione della stessa vicinanza, il render più vasta la stessa
unica determinazione. Come se si prende l idrogeno
non in riguardo al cloro ma in riguardo al carbonio; che
dell uno s accontenta ogni atomo con un atomo d idro-
geno, nell altro ogni atomo è capace di 4 atomi d idroge-
Letteratura italiana Einaudi 95
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
no. Ma è sempre la stessa vita atomica, la stessa impoten-
za a procurarsi la vicinanza; l idrogeno è la stessa realtà
puntuale per entrambi. La vicinanza s intensifica soltan-
to per la presenza delle determinazioni future, che nel
presente ogni volta procura la vicinanza futura: questa è
la vicinanza delle cose lontane (v. P. I, 2° c.). L altra non
è intensificazione ma moltiplicazione.
L occhio nudo vede lo stesso che il telescopio o il micro-
scopio; l orecchio lo stesso che il telefono o il microfono.
Così anche tutti gli altri apparati che registrano colla de-
licatezza dei loro ingegni, i segni di minime relazioni che
per la vicinanza moltiplicata sono portate vicine non
più ne prendono.
Degli scienziati moderni direbbe Isaia: «Hanno mi-
croscopi e non vedono, hanno microfoni e non sentono .
C è un esperimento, che uno scienziato che voglia
l oggettività può fare: si metta in un pericolo mortale e,
invece di perder la testa per l infinita paura, abbia il co-
raggio di non aver paura fino all ultimo: allora taglierà la
vita nel grosso e s affermerà finito in quell infinito dove
gli altri sono straziati dalla paura, e conoscerà che cos è la
vita. Consigliabile per esempio l esperimento di Gilliatt
* nei Lavoratori del mare quando si lascia uccidere
dall acqua che monta, seduto sullo scoglio. La viva ma-
rea mortale gorgoglia intorno all uomo sullo scoglio e
lambendolo monta; sempre più lenta, poiché non per un
corpo monta, ma per l infinita volontà di permanere. Fi-
no a che nell ultimo attimo infinitesimale il tempo si fer-
mi infinitamente. E l uomo allora che non avrà levato la
testa nemmeno d una linea per prender nuova aria e
continuare ancora, si potrà dire in possesso finito
dell infinita potestas: egli avrà conosciuto sé stesso e avrà
l assoluta conoscenza oggettiva nell incoscienza; avrà
compiuto l atto di libertà avrà agito con persuasione e
non patito il proprio bisogno di vivere.
Letteratura italiana Einaudi 96
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
Ma questa sarebbe nuovamente l oggettività catastro-
fica d altronde non è necessario architettare ad arte
una tale situazione: è nella vita d ognuno quello sco-
glio che la marea sommerge, quell aria alla quale ognu-
no si protende, per continuare ancora sempre avanti a
credersi in sicuro: poiché la nascita è l accidente mortale*
e nella vita può ognuno mostrare quanto sia ciecamente
in balìa delle cose o quanto abbia in sé di ragione e veda
la propria e l altrui sorte. Ognuno può finir di girarsi
nella schiavitù di ciò che non conosce e, rifiutando
l offa di parole vuote, venir a ferri corti con la vita.*
III
Ma gli uomini questo temono più della morte acci-
dentale: temono più la vita che la morte: rinunciano vo-
lentieri ad affermarsi nei modi determinati purché la lo-
ro rinuncia abbia un nome, una veste, una persona per
cui si conceda loro un futuro quanto più vasto una cri-
si quanto più lontana e certa per altrui forza e nello
stesso tempo un compito quanto più vicino. un attività
che fingendo piccoli scopi conseguibili via via in un vici-
no futuro, dia l illusione di camminare a chi sta fermo.
Per un nome, per una apparenza di persona gli uomi-
ni sacrificano volentieri la loro determinata domanda,
ché in questa pur sentono l incertezza, e intimiditi s ada-
giano alla qualunque fatica bruta: in ogni uomo si na-
sconde un anima di fakiro.
Necessario è l immediato tratto davanti agli occhi
d una via che si suppone finire in un qualche bene che
certo proroga il dolore aperto e continuando fugge
dall abisso della cessazione.
Perciò ogni via tracciata è una nuova miniera, ogni
vessillo un manto che copre l insufficienza dei miseri, e
concede loro una persona e un diritto: perciò irresisti-
bile fiorisce la rettorica.
Letteratura italiana Einaudi 97
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
Quanto più vicino quanto più facilmente finito il la-
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